I disturbi percettivi

I miei sensi a volte possono diventare opachi al
punto che non posso chiaramente vedere o sentire,
e il mondo intorno a me apparentemente cessa di
esistere.

Nathaniel Hawthorne

Come abbiamo visto qui, la percezione è il processo mediante il quale traiamo informazioni dal mondo in cui viviamo ed è essenziale per adattarci all’ambiente e rispondere agli stimoli in modo appropriato. Nei disturbi della percezione tale processo può risultare più complesso del previsto.

I disturbi percettivi possono manifestarsi agli estremi opposti del “continuum della sensibilità percettiva“: da un parte ci può essere una iposensibilità alle stimolazioni sensoriali, dall’altra una ipersensibilità a queste, con conseguenti risposte comportamentali differenti.

Un altro esempio di disturbo della percezione è quello in cui a causa di un’alterazione del funzionamento neurologico il processamento delle informazioni sensoriali risulta disfunzionale. In questi casi si parla di Disturbo dell’elaborazione sensoriale o dell’integrazione sensoriale.


In particolare, alterazioni della percezione sensoriale si riscontrano nei Disturbi dello spettro autistico, nel Disturbo da Deficit di Attenzione ed Iperattività/Disturbo da Deficit di Attenzione (ADHD/ADD) ed in altri disturbi del neurosviluppo, essendo spesso causa di comportamenti difficili da riconoscere, comprendere e gestire adeguatamente.

Esempi di tali challenging behaviours sono la necessità di esplorare “assaggiando”, con il rischio di ingerire sostanze nocive, oppure l’ipersensibilità al tatto, con conseguente soglia del dolore molto bassa tanto che talvolta anche indossare i vestiti può risultare fastidioso.

Ancora, può verificarsi un’iper- o iposensibilità ai suoni o alle luci, con necessità di mantenere il tono della voce e/o il livello di illuminazione degli ambienti particolarmente bassi o alti, per evitare di sovra- o sottostimolare le soglie percettive di tali persone.

Infine, nel caso di alterazioni della propriocezione o dell’equilibrio è frequente la ricerca di elementi o attività che possano sopperire a tali difficoltà. Ad esempio, può esserci una forte attrazione per le altalene o i tappeti elastici che offrono “forti” stimolazioni propriocettive.


Comportamenti insoliti e/o repentini cambi d’umore sono frequenti in chi presenta disturbi della percezione, così come reazioni improvvise di attacco” (scatti d’ira, urla, lancio di oggetti etc.), “fuga” (allontanamento fisico dallo stimolo o dalla situazione disturbante), o “freezing” (immobilizzazione).

In base al tipo di reazione che la sensibilità percettiva innesca, sono state distinte due categorie di individui: i cosiddetti sensation seekers sono coloro che hanno soglie percettive molto alte, pertanto ricercano stimoli “forti” ed intensi, talvolta mettendosi in pericolo; mentre i cosiddetti sensation avoiders sono coloro che hanno soglie percettive molto basse, che, quindi, “fuggonodagli stimoli intensi e percepiscono come disturbanti stimoli che per la altre persone sono del tutto normali. Tuttavia, tale distinzione non è netta, infatti sono frequenti i “casi misti“, ovvero quelli che presentano un’ipersensibilità per una o più modalità sensoriali ed un’iposensibilità per altre.

Un altro fattore importante da tenere in considerazione nel caso dei disturbi percettivi è il tempo di elaborazione che può essere molto dilatato in chi presenta difficoltà percettive.

Ciononostante, le differenze percettive non sempre sono disfunzionali, né causano necessariamente problemi. Pertanto, è necessario prestare attenzione ai campanelli d’allarme che possono indicare un disturbo dell’elaborazione percettiva (irrequietezza, iperattività, goffaggine, scarsa coordinazione, reazioni eccessive o ricerca costante di determinati stimoli, scatti d’ira ingiustificati etc.).

Qualora vengano rilevate delle anomalie percettive è fondamentale saperle riconoscere, comprenderne origini e cause e le possibili difficoltà che ne conseguono, individuando le strategie per alleviarne gli effetti disturbanti e mitigare così gli eventuali challenging behaviours.


BIBLIOGRAFIA:

Blundo C: Neuroscienze cliniche del comportamento: basi neurobiologiche e neuropsicologiche, psicopatologia funzionale e neuropsichiatria, ed 3, Milano, 2011, Elsevier.

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Maravita A, et al: Fondamenti anatomofisiologici della attività psichica, Milano, 2018, Poletto Editore.

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